RECENSIONI E INTERVISTE


Recensione della blogger Cristina Giuntini de "Le stelle di vetro" (dal sito: http://www.sololibri.net/Le-stelle-di-vetro-Dino-Conversano.html)

Inizio con una confessione: il libro che sto recensendo è stato scritto da un mio amico. Gioco subito a carte scoperte, proprio per fugare ogni sospetto di una recensione “addolcita” o costruita ad hoc per alimentare la popolarità di questo lavoro, peraltro autopubblicato tramite il sito lulu.com. Dichiarare che si è amato moltissimo un libro scritto da qualcuno che conosciamo può essere imbarazzante quanto dover trovare un modo gentile per stroncarlo, ma voglio superare questo timore perché credo che questo lavoro sia veramente valido, e di ben altro livello rispetto alle pile di romanzi che vengono pubblicati in continuazione anche da case editrici ben più prestigiose, e che non risultano adeguati alle aspettative che spesso suscita un ben mirato battage pubblicitario.
Una storia triste e malinconica, che ha per protagonista il guardiano di un faro, sembra all’inizio dover costituire un semplice pretesto per “legare” fra di loro vari racconti, stralci di vita catturati qua e là, dando loro un filo logico. Man mano che proseguiamo nella lettura, ci accorgiamo però che questa visione è estremamente riduttiva e che in realtà le tante storie “vissute” dal protagonista si stanno stringendo intorno a lui, sono perle di una collana che vengono via via infilate, frammenti di un mosaico che si ricompone svelando all’uomo il senso della sua vita e i terribili errori che ha commesso attaccandosi alla propria solitudine e alla chiusura verso il mondo oltre la sua isoletta.
Il guardiano del faro è solo: sua moglie l’ha lasciato, suo figlio è partito per la guerra. L’uomo, però, ha un dono molto particolare, che dà un senso alla sua vita solitaria e lo aiuta ad andare avanti: per mezzo delle “stelle di vetro” che il mare gli recapita, riesce a vivere per un brevissimo periodo le vite di altri uomini. Attraversa così le loro emozioni, si tratti di amore, disperazione, paura, solidarietà, pazzia, indecisione. Diventa un uomo che sa di stare per perdere la sua donna, un generale che non sa decidersi ad attaccare, un ammaestratore di colombe, il fido cortigiano di una principessa triste: una serie di situazioni a volte del tutto plausibili, a volte completamente irreali e immerse in un mondo di favola, ma tutte talmente intense da lasciarlo sempre più scosso. Pian piano, però, l’uomo si rende conto di stare vivendo le storie “dall’esterno”, cogliendone solo la parte superficiale. Nella sua chiusura al mondo e all’amore, si è limitato a restare “alla finestra”, guardando lo scorrere delle vite altrui, ma senza mai poterle effettivamente vivere, e, soprattutto, non riuscendo a costruire la propria. Sarà l’ultima storia che deciderà di “rivivere”, quella di suo figlio, che gli darà finalmente la forza di liberarsi dal circolo vizioso delle proprie paure e di cercare un domani, un vero domani, fatto di apertura e di condivisione con gli uomini e il mondo.
Questo romanzo, fatto di tanti frammenti eppure così solido nella propria costruzione, appassiona e cattura non solo per l’originale idea di fondo e per l’intensa emotività delle storie narrate, ma anche per un linguaggio non comune, altamente poetico ma assolutamente non pedante, anzi vibrante di emozioni. Descrizioni, immagini e sentimenti si alternano e si fondono esprimendo in modo del tutto appropriato il conflitto interno del protagonista e la sua cupa malinconia nel non trovare la propria strada. Mi sento di consigliarlo con grande sincerità e al di là dell’amicizia personale.


Estratto della recensione di Francesca Campoli (editor della "Scuola Holden") de "Le stelle di vetro"

Non si tratta di un romanzo convenzionale. Difficile classificarlo come un’opera di “narrativa”. Il testo è prima di tutto poesia. E favola.
L’atmosfera è sospesa, trasognata, come in un ricordo affievolito dagli anni, un sogno, una fotografia un po’ sbiadita in cui compaiono personaggi “magici”, tutti in bilico tra favola e realtà.
Anche il personaggio principale è un eroe fiabesco: il guardiano del faro che vive la vita degli uomini solo attraverso le sue “stelle di vetro”, che parla con il mare e piange l’amore perduto di un figlio e di una donna.
Il testo è colmo di significati, ha qualcosa da dire, non è banale, cerca la via della sperimentazione. Trovo che i personaggi siano vividi e dotati di un mondo interiore molto profondo. Sembrano personaggi usciti dal mito, da qualche fiaba orientale, tutti circondati da un’aura di mistero e di fascino.
Si ha l’impressione di essere presi da un’onda e trasportati in mari lontani. Colpisce l’atmosfera prima di tutto, il mistero che aleggia sopra ogni pagina. Si legge con interesse e curiosità, senza mai annoiarsi o avere la tentazione di chiudere il libro. E questo è un elemento importante. Significa che in qualche modo riesce a catturare l’interesse del lettore e tenerlo vivo per tutta la durata del testo.

Il romanzo parte con una cornice. Le parole che Jack ha scritto per conto di un misterioso personaggio e che ha donato al mare come lui gli ha chiesto di fare.
Poi si entra subito nel vivo del romanzo e delle sue caratteristiche strutturali. Ci troviamo di fronte ad una donna angelo e a un personaggio che dice di non essere quello che sembra alla donna. Un amore, un ricordo lontano, le prime atmosfere trasognate e misteriose che caratterizzeranno tutta l’opera. Subito dopo il primo Intermezzo. Il Narratore si rivela piano piano, dice di avere un dono speciale che lo rende “fortunato” ossia poter entrare nella vita di persone sconosciute e viaggiare nel tempo e nello spazio.
La struttura si ripete quindi. Gli episodi in cui il guardiano del faro entra nel corpo si qualche personaggio lontano e gli intermezzi in cui la sua vita e le sue ragioni vengono spiegate piano piano. E poi alla fine si riprende la cornice in un moto circolare quasi geometrico...


Recensione dello scrittore Maurizio Mazzotta di "Sboccerà la neve sopra il mare delle solleticorche"

Caro Dino, eccomi.


In verità ho letto subito il tuo bel romanzo, ma è stato difficile poi per impegni vari, tra cui soprattutto il cortometraggio che sto girando, trovare il tempo per scriverti sia pure poche righe.
Poche righe! ma "sboccerà la neve..." merita di più, e lo dico non solo come lettore attento ( spero di esserlo ) che è rimasto colpito dall'originalità della storia, ma come psicologo che ha studiato a fondo il processo creativo per cui nella metafora ( ahimé! forse realtà cruda ) della " Società secondo Disciplina " individua sia il disagio dell'uomo al quale è vietata la vita vera delle emozioni sia la sua capacità - quasi un problem solving - di superare questo disagio affrontando un suo personalissimo viaggio.
E poi c'è un altro aspetto che mi riconduce alla mia esperienza di ragazzo. Ho avuto anch'io la fortuna come il tuo personaggio di avere uno "zio" che raccontava favole e sul quale mi sono modellato, così è accaduto che "da grande" ho acceso la fantasia di nipoti e figli, miei e di altri, da "vecchio giovane" sono salito sugli alberi ( adesso non sono più in grado, ma mi ci arrampicherei ancora) e ho fantasticato tra le vigne... come spero tu ti sia accorto leggendo il libro che ti ho dato.


Mi farà piacere rivederti, spero di sentirti in uno dei tuoi rientri nel Salento.


Complimenti e auguri. Maurizio Mazzotta

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